La realizzazione di un qualsiasi manufatto architettonico passa inevitabilmente attraverso la verifica dell’operato del progettista da parte di terzi. Quando il controllo concerne le caratteristiche prestazionali e/o attinenti l’incolumità e la salute delle persone o ancora il risparmio energetico, l’ergonomia, la funzionalità, la fisica tecnica degli impianti, la statica e la scienza delle costruzioni, tali verifiche risultano oggettive in quanto supportate da norme e da statuti scientifici rigidi, o abbastanza rigidi, di riferimento. Quando invece tale verifica concerne gli aspetti esteriori ed epidermici, in Italia più che in ogni altra parte del mondo, le questioni si complicano notevolmente al punto da diventare veri e propri ostacoli alla concretizzazione stessa del manufatto. Le vicende note anche recenti a livello nazionale (vedi Ara Pacis / Meier a Roma) rappresentano solo la manifestazione eclatante ed emblematica di una serie infinita di situazioni analoghe presenti su tutto il territorio nazionale che vedono aperta la annosa questione del rapporto tra paesaggio-bene-ambiente tutelati (e non) e l’architettura contemporanea. Una questione antica, delicata, articolata e talmente complessa che sia pur affrontata più e più volte risulta essere ancora aperta ed ingarbugliata. Il professionista tecnico non è certo esente da colpe e responsabilità in merito ma riteniamo che probabilmente siano l’apparato burocratico-amministrativo, tutto italiano, e le regole del gioco sottese, non scritte o scritte volutamente vaghe, a rendere vizioso il sistema: le difficoltà diventano tempi lunghi, esiti incerti e costi moltiplicati. La battaglia, data per persa fin dall’inizio o saputa lunga e difficile, non viene nemmeno iniziata costringendo alla resa incondizionata anche il più volenteroso dei progettisti. Chi è attento alle cose che accadono soprattutto fuori dall’uscio di casa nostra è invece consapevole che l’architettura contemporanea e il rispetto del paesaggio anche tutelato possono convivere meravigliosamente ed anzi sostenersi a vicenda. Circoscriveremo il tema del confronto e della progettazione alla residenza; la residenza di piccole-medie dimensioni. La semplicità (forse solo apparente) del tema ci consentirà un rapido approdo alle questioni più pregnanti: l’involucro esterno, l’epidermide del manufatto come luogo unico di confronto e di scontro con le commissioni di valutazione estetica, con i soggetti terzi. La messa in discussione degli stereotipi, degli elementi tipologici, dei materiali e dei colori a cui spesso ci viene chiesto di attenerci scrupolosamente come se fossero condizione minima di garanzia sulla qualità dell’architettura. Il sito di questo confronto si trova all’interno del Parco Regionale dei Colli Euganei, ad Arquà Petrarca. L’oggetto della progettazione è la residenza. Si lavorerà in gruppi costituiti da tre/quattro persone, eterogenee per anno di corso. Visti i tempi a disposizione, saranno indispensabili sia il rispetto degli step progettuali imposti dalla docenza che il numero e le dimensioni degli elaborati da preparare per la fine del workshop. È consentito l’uso degli strumenti informatici, soprattutto per la predisposizione degli elaborati finali, ma sono parimenti graditi l’uso dello schizzo a mano libera, del disegno a matita, dell’acquerello nonché la realizzazione di plastici di studio.

 

workshop estvo IUAV estate 2008
30 giugno / 18 luglio 2008
dialoghi difficili. dialoghi interrotti. malinconici monologhi.

docente fabrizio fontana

tutors giovanni luca caputo e mario guerrasio

link al fascicolo del corso (pdf)

link al sito universitario